CORRADO BONOMI, GIANNI CELLA. RIFLESSIONI PLASTICHE
Il gioco delle cose che diventano Arte, a cura di Fabrizio Parachini
Mostra diffusa nella città di Cannobio (VB) Lago Maggiore 18 giugno – 24 settembre 2022
Vernissage 18 giugno ore 17.00 Corte di Palazzo Mandamentale
La Città di Cannobio è lieta di annunciare la doppia personale: Corrado Bonomi, Gianni Cella. Riflessioni Plastiche. Il gioco delle cose che diventano Arte.
La mostra diffusa “Riflessioni Plastiche” non è una semplice esposizione ma un vero e proprio dialogo tra alcuni luoghi emblematici dell’abitato di Cannobio e le opere tridimensionali di Corrado Bonomi e Gianni Cella. I due artisti internazionali, dal lungo e ricco curriculum espositivo, sono interpreti di un postconcettualismo e di un concettualismo ironico che utilizza una figuratività e una narrativa di immediata lettura per veicolare riflessioni profonde e sostanziali sia sulla condizione umana attuale che sull’arte che ne è espressione.
Il sintetico titolo si configura come una guida per interpretare i diversi livelli di lettura che la mostra suggerisce in sintonia con le poetiche personali e con gli interventi attuati nello spazio. Si parla di “Riflessioni” perché il lavoro dei due artisti nasce sempre da riflessioni su specifici temi della “condizione umana” ma anche perché la realizzazione di una “mostra diffusa” richiede una riflessione sul luogo prescelto, sul suo tessuto urbanistico, culturale e sociale. “Plastiche” perché le riflessioni sui temi non possono essere disgiunte da quelle sui materiali utilizzati e sulle forme create (plastica = “arte che riguarda il modellare”, ma anche polimero di sintesi) e perché è necessaria una certa “plasticità” per poter interagire con un intero abitato soprattutto usando materiali definibili, a un primo sguardo, come “atipici” o inusuali. Corrado Bonomi utilizza prevalentemente oggetti d’uso di plastica che seziona, assembla e reinterpreta per creare opere i cui titoli evidenziano una sorta di relazione linguistico concettuale tra la forma percepita, ciò che questa potrebbe/vorrebbe essere e ciò che realmente la costituisce. Gianni Cella usa la vetroresina dai colori antinaturali come materiale da plasmare duttilmente per creare forme antropo-biomorfe immaginarie, dai tratti fisionomici semplificati e come fissati, capaci di dare vita a un mondo parallelo a quello reale di cui ne assorbe però i vissuti mentali e le suggestioni culturali e affettive.
I linguaggi espressivi dei due artisti si intrecciano tra loro, nelle diverse installazioni site-specific, evidenziando le convergenze e le differenze delle personali poetiche ma dimostrando anche una unità di intenti che ha voluto trasformare alcuni luoghi conosciuti e dall’apparenza scontata in nuove sorprendenti realtà ricche di stimoli e di visioni fantasiose.
La mostra è corredata da un supporto multimediale e da un catalogo cartaceo con il testo del curatore e le immagini delle opere installate negli spazi urbani.